PATAGONIA
Gli strati della vita si sà, si accumulano, si sovrappongono, si fondono e infine ne creano di nuovi. In questa lontana terra di evasi, di malvagi, selvaggi e di visionari. Ci vuole un dono per vivere in Patagonia, bisogna avere un’anima sparsa, espansa per quegli infiniti panorami; il tempo ha un senso diverso le distanze unità di misura superflue, la vita un valore simbiotico con l’infinito. Viaggiarono su questo forte vento, le grandi nuvole, l’incognita dell’arrivo. Cercavano la libertà, dissotterravano ossa, alzavano sassi, frugavano tra millenari boschi; ma la natura risponde sempre in silenzio. Per comprendere bisogna smettere di pensare, cominciare ad aspettare, fermarsi, lasciare che ti sorpassino la moltitudine di pensieri umani di sopravvivenza, respirare, lentamente, dolcemente…e poi aprire gli occhi. Come un fulmine il paradiso, i colori che nessuno avrebbe mai immaginato di poter vedere, toccare, leccare…sono lì le acque colore dello smeraldo, le rocce di rubino, di diamante, i cieli lapislazzuli. Viene da chiedersi dove si è stati tutta la vita, come s’è potuto vivere senza quest’estasi, questo profondo senso del tutto. Ed è proprio come una goccia che alta dalla bocca della dolina scende lungo un volo di metri per arrivare alla caverna dell’anima e infine BUM! Si schianta contro il mare delle nostre emozioni più primitive e irrompe come un arcobaleno tra i sogni e la vitalità del bambino. La, in fondo, nel cuore nero e profondo dell’anima, il livello sale come un eruzione di luce ed arriva fino agli occhi; commuove come una musica di pianoforte il suono del vento, del ghiaccio, lo schianto degli iceberg che si spaccano violentemente, il morbido odore della steppa che profuma di muschio, di acqua senza Sali, acqua che illude la vita e uccide, acqua che ammalia con il suo colore di nebulosa spaziale, limpido cielo solido e freddo che risplende della sostanza prima della vita. Un calore sotterraneo ti prende da dentro e stringe come un fuoco che annaspa senz’aria intorno al diaframma in un vortice di aria e brividi e di gioia, il giubilo, l’estasi prima della visione; fremi di vita umano! Questo è il destino della polvere di questa terra che un giorno altri a pugni chiusi faranno scivolare tra i palmi asciutti, questo è il compimento di ogni elemento, dei suoi legami nucleari, le interazioni chimiche, il ciclo delle acque, la consunzione delle tue membra: l’UNO. Chiudi gli occhi, vivi, sogna, piangi, ora! Il riflesso dell’universo sulla terra è nascosto, è in luoghi difficilmente raggiungibili, lungo sentieri faticosi e ripide scalate. Ma se si accetta la fatica si vive un tempo che solo gli dei hanno conosciuto: il tempo della creazione. Loro erano lì, tra sogni e neve, graffiando la terra con la forza e il sudore della passione, ansimando ad ogni svolta, ad ogni passo. Il calore del corpo scende, la fatica si ghiaccia lungo la schiena e il fisico si rimodella sulla geologia della vita. Grey, Moreno. Questo è il blu ctonico della caverna, del mondo sotterraneo dove la luce non scalda e i draghi dell’acqua vivono segretamente di linfa di neve sotto una coperta di glicerolo. Lucido e leggiadro come le onde del mare è il diamante di ghiaccio, duro e tagliente come la lama dell’acciaio più lucente e solido. Una dolce e mortale opera della natura in grado di spostare le montagne più dure e inghiottire le lagune più profonde. Camminare su questa spuma di roccia è come camminare sul tempo; i tuoi passi andranno senza di te verso il mare nei millenni, senza che tu possa più fermarli, seguiranno la via della gravità, del tempo e del tuono ghiacciato, affinché l’uomo a valle possa vivere e della sua energia creatrice. Lì avrai la tua scintilla di eternità. “freddo” – no, non è freddo, è l’alito dell’infinito e dell’immoto che ti prende e ti forgia, ti conserva e ti fortifica lo spirito; se solo avessi 10000 anni di tempo terrestre, camminerei un passo al giorno per non perdermi la forma di ogni pietra, di ogni essere vivente che cammina su questa terra. Lì è lo splendore dell’immensa complessità della vita, lì è il segreto della varietà e della bellezza della natura. Tra fango e vento, ancora camminavano, salivano e salivano sui licheni millenari e le foreste livellate dal vento umido di ghiaccio del pacifico fino a quando…il più bell’angolo di immenso della mia vita; gli organi si rimescolano, non trovi più il cuore o lo stomaco o forse si sono fusi insieme. Davanti a noi la potenza di uno schianto geologico di portata planetaria; sua maestà Gè di nuovo ha modellato quello che nessuna immaginazione terrena potrebbe mai concepire in miliardi di anni. Le Ande.
Sospesi come acqua in un tornado, si ha l’impressione di comprendere davvero cosa sia l’arte, l’equilibrio di ogni elemento in una sintonia che ne cancella i limiti e amalgama tutto in un unico respiro. L’assoluto. Fu quello il momento nel quale si aprì la porta verso una nuova vita, davanti ad un cielo di ghiaccio e di rocce.
“Un ghiacciaio enorme” Questo non è ghiaccio, è terra d’acqua, roccia di pioggia, cuore di nuvola. Il tuono viene anche dall’acqua dal sole e poi dalla pioggia. Senti in questo frastuono primordiale il suono della mia voce che dice: rimani con me per sempre. Avvicinati al mio cuore che non è di ghiaccio ma lo sopporta, vivi con me in tutte le ere del tempo, delle vite. Io sarò per te l’appoggio della montagna alla terra, del mare al suo fondale, del cielo al suo spazio. Sono insignificanti gli anni che potrò guardarti negli occhi per leggerti il mio cuore; ma la memoria passa le ere e vive nel tempo come distensione infinita di una volontà. Nel respiro del ghiaccio che sgretola la roccia più dura, là abbiamo nascosto il nostro segreto più profondo: la nostra promessa eterna, lì dove eterno è il tutto.
Cammineranno ancora, per sempre insieme, come l’acqua e la sua roccia, l’aria e la sua terra ed infine si mescoleranno per diventare una cosa sola con il fuoco: vita.