Zahir in arabo vuol dire notorio, visibile; la gente in terra musulmana lo usa per “gli esseri e le cose che hanno la terribile virtù d’essere indimenticabili, e la cui imagine finisce per rendere folli gli uomini”; Aleph in più dello Zahir è uno dei punti indimenticabili dello spazio che contengono tutti i punti, il luogo dove si trovano senza confondersi, tutti i luoghi della terra. Il gene della visione è una dote dell’essere umano che conserva una forma spirituale e allo stesso tempo razionale. Non è possibile sentire gli innumerevoli universi nascosti in tutte le forme di vita se non ci si rende vulnerabili alla stessa, al bene ed al male. La forma della scoperta dipende dai filtri che vi mettiamo davanti mentre l’ Aleph è La visione senza filtri della singolarità indistinguibile dal tutto. Ci sono momenti dove perdere il controllo è il mezzo migliore per assumere la forma di qualcos’altro, di vedere e sentire fuori dal nostro ambito di sicurezza dell’io e dell’essere. Bisogna saper assorbire per elaborare e generare una visione. Ma quando si tratta di un concetto come questo non rimane che lasciare che liquiefi ogni idea, assioma ed intenzione in quello che è e quello che non è. Basta perdersi.